Sul boom delle auto ecologiche
29/04/2008 - e2net
LIVORNO. Torniamo oggi a parlare di mobilità per una serie di notizie che ci ha incuriosito. La prima, ampiamente approfondita dal Corriere della Sera di sabato, riguarda il boom delle auto ecologiche in Italia nei primi due mesi del 2008. Si parla di un più 52% nelle vendite tra gennaio e febbraio di quelle a metano omologate direttamente dal costruttore (dati Centro Studi Promotor). Benissimo anche il gpl e la Toyota Prius (l’unica ibrida benzina-elettrica). Il caro petrolio e gli incentivi statali sono certamente tra le cause più importanti di questo risultato che, ambientalmente parlando, avrà senz’altro un impatto positivo sul piano delle emissioni di C02, ma secondo il Corriere il motivo scatenante sarebbe «la possibilità di circolare nei giorni dei blocchi anti-inquinamento».
Una logica comprensibile ma affatto condivisibile, nel senso che in questo modo si elude l’altro grande nodo della mobilità sostenibile: quello della quantità. Il traffico in città, infatti, non solo incide sulla qualità dell’aria, ma pone anche problemi di diseconomie legate agli ingorghi, agli incidenti, alla ricerca di un posto dove parcheggiare l’auto.
La sostituzione di tutte le auto oggi esistenti con altre a bassissime emissione darebbe un contributo molto importante sul piano dell’abbattimento dell’anidride carbonica, delle polveri sottili e di altri inquinanti, ma non sarebbe decisivo (anzi forse sarebbe addirittura peggiorativo) appunto per l’altro problema che è molto più fisico: le auto sono troppe e se si continua così, semplificando il concetto, in strada o ci staranno loro o ci staranno le persone. Una politica che per migliorare la qualità dell’aria puntasse solo ad abbassare le emissioni delle singole auto – affidandosi al mercato che da solo porta gli automobilisti a fare scelte più ecologiche perché colpiti nel portafogli e nell’impossibilità di circolare serenamente sempre e comunque nel centri cittadini – sarebbe una politica assai miope e con pochissime possibilità di raggiungere gli obiettivi che si prefigge. Serve (servirebbe) un piano per la mobilità integrata e sostenibile che punti ( puntasse) sul trasporto pubblico, il car sharing e a tutte quelle iniziative che ci facciano tutti scendere il più possibile dalle auto.
Segnaliamo infine un’altra notizia curiosa che ci fornisce sul tema il Sole24Ore. Una notizia per così dire contraddittoria, almeno all’apparenza: domenica, nella pagina Finanza & Mercati, Marco Valsania firma un pezzo intitolato: “I grandi Suv verso Jurassic Park”, nel quale sostiene che negli Stati Uniti siamo già di fronte a un addio ai fuoristrada e anche alle vetture di grande cilindrata. «Dal 2003 a oggi le vendite di Sports Utility Vehicles – scrive Valsania da New York – si sono dimezzate, da tre milioni l’anno al pronostico di 1.5 milioni a fine 2008». Risparmio delle spese e compatibilità ambientale sarebbero i fattori scatenanti alla base della svolta. E se negli Usa lo scenario è questo, viene facile pensare che anche in occidente presto accadrà la stessa cosa (già in parte lo si vede anche in Italia), nessun timore però per i costruttori di Suv. Perché? Ci pensa lo stesso Sole a rincuorali oggi dicendo (pagina VII di Motori) che “Anche in Cina i Suv accelerano. Traffico caotico ma la voglia di status symbol prevale sulla concretezza”. Insomma, se non si cambia il modello, con gradualità ma con decisione, il mercato fa da sé e non fa per l´ambiente.Fonte: http://www.greenreport.it