Centro Studi Promotor: necessaria fase due degli incentivi

15/05/2009 - Nicola Ventura

    In aprile in Europa sono state immatricolate 1.251.862 autovetture con un calo del 12,3% sullo stesso mese del 2008. Su questo risultato ha influito il calendario che mediamente nell’area ha avuto un giorno lavorativo in meno.

    Al netto dell’effetto calendario il calo di aprile sarebbe stato leggermente inferiore a quello di marzo (-9%) confermando la tendenza al rallentamento della caduta della domanda dopo i cali del 27% di gennaio e del 18,3% di febbraio. L’elemento che emerge con assoluta chiarezza dai dati diffusi oggi è il fatto che sono le misure di sostegno della domanda ad attenuare l’impatto della crisi sulle vendite, anche se si avverte già chiaramente l’esigenza di una fase due degli incentivi a cui Regno Unito e Spagna stanno peraltro già ponendo mano. Le misure attualmente in vigore stimolano soprattutto la domanda di vetture a basso impatto sull’ambiente con benefici notevoli per il gruppo Fiat che vanta la gamma con la più bassa emissione media di CO2 e che in aprile ha visto la sua quota in Europa Occidentale salire al 10% dall’8,4% di aprile 2008.

    Tra i paesi dell’Europa Occidentale il risultato migliore in aprile è quello della Germania, maggior mercato del continente, che, grazie ad un efficace sistema di incentivazione alla rottamazione, mette a segno una crescita del 19,4%. Se si esclude il caso Germania, nei grandi mercati nazionali europei gli incentivi in aprile, pur contenendo le perdite, non sono stati sufficienti a portare le vendite sui livelli dell’aprile 2008. In particolare il mercato italiano ha fatto registrare un calo del 7,5%, dovuto anche al fatto che è emersa una situazione di insufficiente disponibilità di auto che possono beneficiare degli incentivi per far fronte alla domanda stimolata dagli stessi incentivi. In Francia si è registrato un calo del 7,1% dovuto al fatto che l’incentivo previsto per la rottamazione (1.000 euro) si sta rivelando insufficiente. Nel Regno Unito gli effetti della riduzione dell’aliquota Iva si confermano non particolarmente efficaci e il mercato ha accusato infatti un calo del 24%. La situazione peggiore nei cinque grandi mercati del continente è tuttavia quella della Spagna che, in aprile, accusa un calo del 45,6%, in linea con quello dei mesi precedenti. Questo paese finora si è limitato però a riconoscere soltanto il tasso zero fino a 10.000 euro di finanziamento per l’acquisto con rottamazione di vetture di costo non superiore a 30.000 euro e con emissioni di CO2 non superiori a 140 g/km.

    Proprio da Regno Unito e Spagna sta partendo però la fase due della incentivazione della domanda di auto. Dal 18 maggio nel Regno Unito entreranno in vigore ecoincentivi alla rottamazione di 2.000 euro per metà a carico del Governo e per metà a carico delle case. In Spagna il Governo Zapatero ha annunciato l’introduzione di incentivi per l’acquisto di auto di 2.000 euro, anche in questo caso per metà a carico dello Stato e per metà a carico delle case. Gli esempi del Regno Unito e della Spagna dovrebbero fare scuola in Europa, dove una fase due dell’incentivazione della domanda di auto sarebbe particolarmente opportuna soprattutto in Italia e in Francia. Il modello da seguire è quello tedesco che sta funzionando egregiamente. L’incentivo è di 2.500 euro per l’acquisto con rottamazione di qualsiasi autovettura. L’effetto sul mercato complessivo è importante e la valenza ecologica dell’incentivo è salvaguardata in quanto il bonus è significativo per le vetture più piccole, meno inquinanti e meno costose di cui stimola fortemente l’acquisto, ma è praticamente ininfluente sulle decisioni di acquisto di auto di grandi dimensioni in quanto la sua incidenza sul prezzo di queste vetture non è tale da stimolare l’acquisto e d’altra parte chi possiede vetture di lusso generalmente non dispone di un’auto da rottamare.

    Venendo ai mercati minori in Europa Occidentale, se si esclude il piccolo mercato austriaco, vi è un calo generalizzato delle vendite e quasi tutti in calo sono i mercati dei cosiddetti paesi nuovi membri dell’Unione Europea. Complessivamente l’area accusa una contrazione del 21,4% con solo tre mercati in controtendenza Polonia (+2,4%), Repubblica Ceca (+19%) e soprattutto Slovacchia, che, grazie ad un efficace sistema di incentivazione, mette a segno un incremento del 43,5%.