Jeremy Rifkin: “In 25 anni l’Europa dirà addio al petrolio”

18/09/2008 - Nicola Ventura

    Il petrolio? Ormai ha gli anni contati. Soprattutto in Europa. Tra 25 anni nell’Unione europea l’energia rinnovabile sarà la fonte energetica più importante anche di petrolio e gas». Parla come un fiume in piena Jeremy Rifkin, 65 anni, il teorico dell’economia all’idrogeno. Presidente della Foundation on Economic Trends di Washington, l’economista americano ieri a Cortona (Arezzo), alla Summer School del Partito democratico, è stato accolto con entusiasmo da Walter Veltroni e dai giovani del Pd.

    Professor Rifkin, il numero uno dell’Eni, Paolo Scaroni dice che il prezzo del greggio potrebbe scendere a 75 dollari al barile, che ci sono riserve per 80 anni e che le rinnovabili sono lontane dal soddisfare il nostro fabbisogno. Che ne pensa?
    «L’economia sta rallentando, i consumi frenano e anche il petrolio ora continuerà a scendere. Ma sull’energia rinnovabile, cioè la solare, l’eolica, le biomasse e l’idrogeno, sono ottimista».

    Qualche numero sul settore?
    «Le fonti rinnovabili danno lavoro già a 2 milioni di persone nel mondo e gli investimenti a livello planetario sono saliti a 148 miliardi di dollari nel 2007, con una crescita straordinaria del 60% rispetto al 2006».

    E le previsioni cosa indicano per i prossimi anni?
    «Entro il 2020 gli investimenti balzeranno a 250 milioni per arrivare a 460 entro il 2030».

    Perché pensa che l’Europa sia più avanti degli Stati Uniti con le energie rinnovabili?
    «Intanto perché nel Vecchio Continente c’è una chiara volontà politica. L’Unione europea ha dato mandato agli Stati membri di portare le fonti rinnovabili a una quota del 20% dell’energia totale e di ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica».

    Ma sono un business redditizio?
    «Direi proprio di sì, tenga conto che in Eurolandia l’energia pulita ha generato nel 2005 8,9 miliardi di profitti e si stima che nel 2010 saliranno a 14,5 miliardi. Un forte sostegno arriva, poi, dalla Banca europea degli investimenti che ogni anno destina al settore 800 milioni».

    E l’Italia come sta andando in questo settore?
    «Si sta muovendo bene per cogliere questa grande opportunità. L’Italia è ricca di fonti rinnovabile, non lo chiamate il Paese del sole? Ma può fare di più».

    Cosa per esempio?
    «Occorrono più investimenti per sviluppare le tecnologie legate all’energia pulita. Credo che l’Italia debba fare più sistema. Intendo dire che i leader dell’industria delle fonti rinnovabili, delle costruzioni, dell’informatica, della logistica e dei trasporti devono riunirsi attorno a un tavolo per discutere e creare iniziative per fare decollare questa nuova energia che aprirà le porte a quella che io chiamo la terza rivoluzione industriale».

    Fonte: http://www.lastampa.it