L’ibrido avanza, ma perché non c’è una ibrida a metano?

19/04/2013 - daniele.pizzo

    Dici ibrido e pensi a Toyota. In effetti, è grazie alla Casa giapponese che l’abbinamento tra un motore elettrico e uno termico è ormai diventato una scelta alternativa alle tradizionali motorizzazioni benzina e Diesel. E i numeri lo dimostrano: sono ben 5 milioni (5.125.000 per la precisione) le vetture ibride che ad oggi sono state vendute dal costruttore di Nagoya che ad oggi commercializza 19 differenti modelli ibridi e un modello ibrido plug-in in 80 paesi con i marchi Toyota e Lexus.

    Il fortunato filone per la Casa giapponese iniziò nel 1997 con il lancio nel mese di agosto del minibus “Coaster Hybrid EV”, che rimase misconosciuto al di fuori del paese del Sol Levante, ma preparò il campo per il lancio della Toyota Prius lanciata a dicembre dello stesso anno, che fu la prima automobile ibrida al mondo prodotta in serie. Fu accolta favorevolmente, grazie anche alla involontaria pubblicità che le fecero molte star di Hollywood, tra cui Leonardo Di Caprio, paparazzato senza posa al volante di una “modesta” Prius quando avrebbe potuto permettersi auto ben più appaganti. Oggi siamo nel pieno boom dell’auto ibrida: dei 5 milioni di Toyota-Lexus vendite, ben 1,22 milioni sono stati venduti nel 2012. Toyota ha fiutato l’affare che lei stessa ha creato e ha deciso di lanciare entro il 2015 ben 18 nuovi modelli ibridi, di cui uno con tecnologia a celle a combustibile. Nel primo trimestre del 2013, infatti, le vendite di ibride per Toyota sono aumentate dell’82% e per fine anno la previsione è che arrivino a costituire circa il 21% delle vendite totali europee di Toyota.

    Una spinta alla popolarità delle auto ibride arriverà anche, indirettamente, da altri marchi. Superato l’iniziale “snobismo”, anche i costruttori di supercar guardano oggi all’ibrido come soluzione per superare i limiti del motore termico. Ferrari, McLaren e Porsche su tutti, accomunati dalla scelta di scegliere la propulsione termico-elettrico per i loro modelli di punta. Ferrari con “LaFerrari”, che per il decennio a venire rappresenterà il meglio di quanto sappiano fare a Maranello al di fuori della Formula 1 ed è destinata a entrare nella storia come F40, F50 e la Enzo; McLaren con la sua straordinaria P1, risposta britannica alla Rossa nella sfida continua tra scuola britannica e italiana; infine la tedesca Porsche con la sua 918 Spyder, che farà da trampolino di lancio per il ritorno di Porsche alla 24h di Le Mans, in cui storicamente è il costruttore più titolato (16 vittorie) ma da cui manca nella classe LM P1, quella che corre per la vittoria assoluta, dal 1998. E che ibrido sia, dunque, se serve come serve a ridurre le emissioni inquinanti.
     
    Ma perché ancora non c’è ancora sul mercato una ibrida a metano? La risposta è nella diffusione di questi due carburanti ecologici e convenienti: considerando che l’Italia è il primo paese europeo e il secondo nel mondo, però i distributori sono meno di mille nel caso del metano, e perlopiù assenti nel centro-sud, ci sarà da attendere. Purtroppo.