L’auto elettrica e le “scommesse” sui numeri

01/09/2014 - daniele.pizzo

    In ogni paese l’auto elettrica ha il suo rappresentante politico: in Italia ad impersonare il ruolo c’è Matteo Renzi, che da premier è stato più volte avvistato alla guida di una smart elettrica e da sindaco di Firenze usava con regolarità quelle donate al Comune fiorentino dalle diverse Case, che in lui vedevano un testimonial perfetto dopo l’installazione, per iniziativa della sua giunta, di molte colonnine di ricarica nella città che fu culla del Rinascimento.

    L’America ha, invece, Barack Obama. Sgravi fiscali miliardari alle imprese legate alle energie rinnovabili, incentivi statali e federali per chi acquista (fino a 7.500 dollari!) e la benedizione presidenziale con tanto di foto ricordo accanto ad alcuni modelli “green” dei costruttori americani, ne hanno fatto il paladino dell’auto alla spina, quella che il suo sfidante Mitt Romney nella campagna delle ultime presidenziali ha definito, con la consueta asprezza che caratterizza tutti i dibattiti politici in prossimità del traguardo dell’urna, “roba da perdenti”.

    Un milione di auto elettriche sulle strade degli Stati Uniti entro il 2015 è l’obiettivo che Obama ha in mente dal 2008, dai tempi della sua prima elezione a Capo di Stato. O meglio, aveva, perché secondo il contatore delle vendite della EDTA (Electric Drive Transportation Association, associazione che rappresenta l’intera filiera dei costruttori di auto elettriche) dal 2010 ad oggi le auto elettriche in circolazione sono poco meno di 240.000. E con meno di quattro mesi al 2015 il traguardo del milione annunciato dal presidente degli USA sembra destinato ad andare a farsi benedire.
     
    La stessa sorte è toccata alla Renault, il costruttore che più di tutti ha investito nell’auto elettrica: vendere 1,5 milioni di auto elettriche nel 2016 è il traguardo annunciato in fanfara dal numero uno Carlos Ghosn, che però ad oggi sembra ben lontano dal poter vincere la scommessa con il conto fermo ancora a qualche centinaio di migliaia.

    L’unico coi piedi per terra sul tema sembra il vituperato Sergio Marchionne: gli mancherà la visionarietà innovativa e il senso del rischio che ha fatto di Steve Jobs per molti un mito moderno, ma almeno sembra tra gli addetti ai lavori il più onesto. Per ogni 500 elettrica venduta in California, dove avere un’auto “eco” in gamma per i costruttori è obbligatorio per legge, “Ogni volta che ne vendo una perdo 14.000 dollari” ha detto un paio di mesi fa, aggiungendo “Se vendessimo solo elettriche dovrei tornare a Washington a chiedere un prestito: saremmo in bancarotta”. Ma per il momento Marchionne può stare tranquillo al fresco del suo nuovo ufficio di Londra, perché la tensione è ancora troppo bassa perché l’auto elettrica possa correre sulle highways come desidera Obama…