Il biometano nelle sabbie mobili della burocrazia italiana

28/09/2014 - redazione

    “Il decreto 5 dicembre 2013 che definisce le modalità di incentivazione del biometano immesso nella rete del gas naturale è entrato in vigore quasi un anno fa, lo scorso 18 dicembre 2013. Ma una buona notizia come questa rischia di affogare nel mare della burocrazia: affinché il “decreto biometano” sia davvero operativo e i soggetti economici interessati possano capire se l’investimento sia sostenibile o meno, occorrono due elementi fondamentali, di cui ancora oggi non disponiamo. Tutto ciò provoca un ritardo che sta peggiorando la crisi di aziende del settore, anche e soprattutto italiane, con inevitabili ripercussioni negative sull’occupazione.

    Il primo elemento chiave è costituito da ulteriori provvedimenti sul biometano, che avrebbero dovuto essere emanati da istituzioni ed enti. Un ruolo di primo piano è stato affidato all’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico (Aeegsi) che, anche nel caso del biometano, non ha rispettato le scadenze temporali richieste.

    Già il decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, affidava all’Aeegsi il compito di emanare una serie di provvedimenti sul biometano, tra cui, fondamentale, ma non unica, una delibera che fissasse le caratteristiche del biometano stesso. Il termine di quest’ultima è stato rimandato al 31 Ottobre prossimo.

    Tra i numerosi ingiustificati ritardi dell’Aeegsi, va ricordato che il 26 aprile 2012 tale Autorità aveva emanato un “Documento per la consultazione 160/2012/R/GAS – Regolazione tecnica ed economica delle connessioni di impianti di produzione di biometano alle reti del gas naturale”. Raccolte le posizioni degli operatori del settore, da parte dell’Autorità è seguito… un silenzio tombale.

    Altri ritardi sono legati a tutti quegli atti che il “decreto biometano” stabiliva che l’Aeegsi emanasse entro il 18 febbraio 2014. Tra questi, fondamentale, una delibera che deve stabilire come ripartire alcuni costi di connessione tra i soggetti produttori del biometano e i soggetti gestori delle reti di trasporto e di distribuzione del gas naturale. Anche qui: l’Aeegsi risulta ritardataria.

    Il secondo elemento chiave, senza il quale è impossibile effettuare un’analisi seria e completa di fattibilità tecnico-economica, è rendere finalmente pubblico il valore dei cosiddetti certificati di immissione al consumo dei biocarburanti. Al valore di tali certificati è legato il livello di incentivazione del biometano impiegato come carburante per autotrazione.

    Il coordinamento Free “chiede con forza al Governo che convochi tutti gli attori coinvolti, non solo i produttori di una fonte rinnovabile come il biometano, ma anche coloro che immettono al consumo combustibili di origine fossile (benzina e gasolio). Ciò è fondamentale per determinare le condizioni e avviare tutte le procedure finalizzate ad una chiara definizione del valore dei certificati di immissione al consumo dei biocarburanti. Senza tale definizione, il settore rimarrà bloccato a tempo indeterminato.”