Balcani a metano: 6 – Repubblica di Macedonia

13/12/2013 - guido.guerrini

    È la nazione post jugoslava meno conosciuta, la più povera e la più meridionale delle sei repubbliche che costituivano la vecchia federazione. È stata anche l’unica, al momento della propria indipendenza (1991), a non aver avuto problemi interetnici, che avrebbe invece conosciuto successivamente: attorno al 2001, infatti, alcune delle aree abitate dalla minoranza albanese si rivoltarono alle autorità macedoni sull’onda di quello che era accaduto in precedenza in Kosovo. Dopo qualche centinaio di morti, l’intervento della comunità internazionale calmò gli animi. Slavi e albanesi giunsero ad un accordo, che tuttora regge e che contempla la condivisione del potere politico, l’uso delle due lingue e una maggiore tutela delle minoranze. Altra curiosa problematica è relativa al riconoscimento internazionale che avvenne solo nel 1993 per un contenzioso sul nome dello Stato: alla vicina Grecia il nome di Macedonia non piacque per timore che lo stato post jugoslavo potesse avanzare rivendicazioni sulla regione storica greca che porta lo stesso nome, e all’Onu la Macedonia venne ammessa con l’acronimo di FYROM (Former Yugoslav Republic Of Macedonia). Sebbene anche il FYROM facesse parte della Macedonia storica di Alessandro il Macedone, i circa due milioni di abitanti non ne sono i discendenti, visto che le tribù slave arrivarono in questo territorio attorno al VI secolo. A lungo sotto la dominazione ottomana, quella che oggi chiamiamo Macedonia era la provincia del Vardar, che prende il nome dal fiume che attraversa tutta la regione, anche la parte greca. Dopo le guerre balcaniche, all’inizio del secolo scorso, la regione venne contesa da tutti gli stati confinanti vista la “macedonia” di etnie presenti. Albania, Grecia e Bulgaria dovettero soccombere, e la provincia del Vardar fu annessa alla Serbia, e seguendone le sorti si unì al Regno di Jugoslavia. Anche qui la parentesi bellica tra il 1941 e il 1945 vide il territorio smembrato e occupato dalla Bulgaria e dall’Albania. Fu Tito che ribattezzò questo territorio Macedonia e lo individuò come sesta repubblica della Federazione jugoslava, mentre fu un suo fedele collaboratore, Kiro Gligorov, anch’esso partigiano, a diventarne primo presidente dopo l’indipendenza. Ad oggi, secondo i censimenti ufficiali, la composizione etnica vede i macedoni essere il 64% della popolazione, gli albanesi circa il 25% e il restante 10% serbi, turchi, bulgari e rom. Le aree a ridosso del confine con Kosovo ed Albania sono quasi esclusivamente popolate da albanesi.
    La poca notorietà del Paese, la grande emigrazione all’estero e un tessuto economico che mette la Macedonia ad uno degli ultimi posti, come ricchezza, in Europa, ha fatto in modo che non si sia mai sviluppato un settore turistico. Nonostante ciò sono molte le zone di interesse di questa realtà, tra tutte il la cittadina di Ocrida sull’omonimo lago, l’eccentrica capitale Skopie, i monasteri e le moschee sparsi in tutto il territorio, le rovine romane e greche come quelle di Heraclea. Decisamente bassi sono i prezzi per vitto e alloggio, anche nelle zone più turistiche. La moneta è il denar macedone, che ha un tasso di cambio abbastanza stabile con l’euro. Un’unica autostrada, neppure del tutto completata, attraversa il paese da nord a sud, sulla rotta Belgrado-Atene.
    Una curiosità: l’insalata di frutta prende il nome di macedonia proprio per il miscuglio etnico di questa regione già ai tempi di Alessandro Magno.

    La bizzarra capitale della Macedonia è la sintesi di tutte le contraddizioni dell’intera nazione. Tagliata in due dal fiume Vardar, è facilmente identificabile in due parti ben definite: a nord del fiume, attraversato lo storico ponte, c’è adagiato su una collinetta il vecchio tutto in stile turco, con moschee, alti minareti, e una fortificazione che domina la città; a sud del Vardar si trova invece la città nuova, ricostruita con i tipici palazzoni socialisti dopo il terremoto che rase al suolo gran parte di Skopje nel 1963 (l’orologio, nella facciata della lesionata vecchia stazione ferroviaria, segna ancora l’ora del sisma). Passeggiando per le stradine acciottolate della città vecchia sentirete parlare prevalentemente albanese, mentre lungo i grandi viali della città nuova è protagonista la lingua slava.
    Nella piazza principale della città, Piazza Macedonia, è possibile ammirare, oltre a svariate fontane, degli improbabili ed enormi monumenti, realizzati negli ultimi anni, di personaggi che hanno fatto la storia della nazione. Tra tutti spicca un enorme cavaliere che ricorda la figura di Alessandro Magno. Anche lo stile dei nuovissimi palazzi è essenzialmente una via di mezzo tra il neoclassico ed il grottesco. Emerge chiaramente come si cerchi a tutti i costi di creare un’identità nazionale attorno a figure mitologiche o a santi tipici della chiesa ortodossa. Il risultato è che la vecchia piazza circondata dagli austeri palazzi di epoca jugoslava era sicuramente più piacevole. Non si salva neppure Madre Teresa di Calcutta che compare, come statua, in alcuni angoli della città a grandezza naturale. Una lapide in un’aiuola ubicata tra Piazza Macedonia e un terribile Arco di Trionfo ricorda il luogo dove, nel lontano 1910, la suora Nobel per la Pace nacque.
    Non è difficile trovare alloggi a Skopje, ma se si vuol pagare cifre ragionevoli bisogna evitare le grandi catene alberghiere nel centro cittadino. Nella città vecchia ci sono piccole pensioni, ma non è una cattiva idea neanche affittare un appartamento, tramite agenzia, a prezzi stracciatissimi. Sono tanti i ristoranti con cucina turca, balcanica o internazionale. I vini macedoni sono i più famosi della ex Jugoslavia e soddisfano anche i palati più raffinati, soprattutto i rossi. La birra del luogo è la Skopsko, naturalmente prodotta a Skopje.
    Per gli spostamenti, vista la carenza di parcheggi, è bene affidarsi agli economici taxi.
     
    (vedi scheda impianto)
    Il metano di Skopje si trova in Bulevard Partizanski Odredi, un grande viale che dal centro della città si dirige verso ovest. Attraversato il ponte sul Vardar il distributore è sulla destra (compagnia Makpetrol, coordinate GPS 42.007162, 21.374743). Se invece si arriva da ovest, dalla città di Tetovo, bisognerà lasciare l’autostrada alla prima uscita per Skopje e proseguire verso il centro. La stazione di rifornimento è aperta tutti i giorni h24, ed è possibile pagare sia in contanti che con carta di credito.
    I distributori di metano per il prosieguo del viaggio sono tutti facilmente raggiungibili alle seguenti distanze: Kumanovo 35 km, Niš (Serbia) 205 km, Salonicco (Grecia) 205 km e Sofia (Bulgaria) 230 km.


    La prima città che si incontra arrivando dalla Serbia ha centomila abitanti, numerose chiese e moschee ed una piccola notorietà dovuta alla firma, presso la base militare della città, dell’accordo che nel 1999 mise fine alla guerra in Kosovo. Non ci sono attrazioni interessanti in questa località che ha una economia basata sull’industria di lavorazione dei metalli e sull’agricoltura. Appena 35 km di autostrada la separano dalla capitale e meno di 20 dall’aeroporto principale del Paese. Un luogo curioso si trova pochi chilometri a nord-est di Kumanovo, presso il villaggio di Kokino, dove su uno sperone di roccia a mille metri di altezza sorge un osservatorio astronomico costruito circa 4.000 anni fa. I cicli delle stagioni, i solstizi e gli equinozi sono marcati alla perfezione, al punto che questo affascinante sito ha suscitato l’interesse della Nasa.
     
    (vedi scheda impianto)
    La stazione di rifornimento di metano in autostrada, in direzione nord verso il confine serbo (compagnia Makpetrol, coordinate GPS 42.133100, 21.702550). Per chi percorre l’arteria, chiamata A1 o E75, verso sud è necessario uscire subito dopo l’area di servizio e rientrare verso nord, per poi fare la stessa cosa per riprendere la giusta direzione. Il distributore è aperto tutti i giorni 24 ore al giorno, ed è possibile pagare sia in contanti che con carta di credito.
    Di tutte le stazioni di rifornimento di metano presenti nella ex Jugoslavia, quella di Kumanovo è l’unica in autostrada. Se provenite da nord avrete fatto rifornimento a Niš (distante circa 170 km), mentre se andate verso sud non riuscirete a fare di nuovo il pieno fino a Salonicco (circa 230 km). Sofia e il metano bulgaro sono a 180 km da Kumanovo.