Con i biocarburanti meno impatto sulla produzione alimentare

13/03/2008 - e2net

    Avanti sui biocarburanti di seconda generazione, purché si rispetti l’ambiente e senza ripercussioni negative sulla produzione alimentare. Attenzione, soprattutto, ai rischi di deforestazione e a quelli legati a un aumento generalizzato dei prezzi di alcuni prodotti alimentari, come già sta avvenendo per i cereali. È questo, in sintesi, il messaggio lanciato dal workshop «Biocombustibili e Modalità – Prospettive di sviluppo», organizzato, a Roma, dall’Aci per riflettere e approfondire il tema della sostenibilità ambientale, economica e sociale della produzione di biocombustibili e, in particolare, delle sue ripercussioni sulle coltivazioni agricole più tradizionali destinate all’alimentazione umana.

    «È impensabile – spiega il presidente dell’Unione petrolifera e vice presidente vicario dell’Aci Pasquale De Vita – sostituire totalmente i carburanti fossili, sia per motivi tecnici che di produzione. Si rischierebbe di non fare più pane per realizzare biocarburanti». Sui biocarburanti, per De Vita, occorre fare «una riflessione e indirizzarsi su un piano alternativo» in modo da «portare avanti il discorso senza avere ricadute negative su alcuni settori come quello agricolo». Per De Vita non a caso «già si parla di biocarburanti di seconda generazione che dovrebbero impattare di meno sulla produzione agricola. I biocarburanti comunque non possono rappresentare una sostituzione al 100% del carburante fossile, altrimenti anzichè fare pane facciamo carburante». De Vita ha anche sottolineato come non ci sia «ancora convenienza economica nella produzione di biocarburante, per il quale dunque sono necessari gli incentivi».

    Dal convegno dell’Aci, che rientra nella campagna mondiale di sensibilizzazione ambientale “Make Cars Green” (“Rendete verdi le vostre auto”) promossa dalla Federazione internazionale dell’automobile, emerge che il Belpaese è al terzo posto in Europa per la produzione di biocombustibili e al sesto per il consumo.

    Sul fronte, poi, dell’inquinamento ambientale, fa riflettere, come, ogni anno, nel mondo vengano emessi 800 miliardi di tonnellate di anidride carbonica, di cui il 96,5% di origine naturale e solo il 3,5% prodotta da attività umane. Inquinano di più, gli oceani, con il 41,5% di emissioni di Co2, seguiti da vegetazione e suolo. La combustione di biomasse produce solo l’1% di emissioni di anidride carbonica. Da segnalare, infine, come dei 28 miliardi di tonnellate di Co2 prodotte dall’uomo, solo una minima parte proviene da auto e camion. Vela nera di emissioni di anidride carbonica per centrali elettriche e riscaldamento domestico, rispettivamente al 25% e 23 per cento. Le industrie inquinano per il 19% e la combustione di biomasse per il 15 per cento.

    Fonte: http://www.ilsole24ore.com