Bioetanolo, il dibattito continua…

03/08/2008 - e2net

    A spingere per questo tipo di energia rinnovabile non sono gli ambientalisti convinti, ma chi nel bioetanolo ha già investito un ingente capitale. Il bioetanolo, prodotto da sostanze ricche di saccarina, come per esempio il mais, la canna da zucchero e altri tipi di tuberi, segue un processo di fermentazione simile a quello dell’etanolo.

    Il processo chimico viene utilizzato per creare un “bio-combustibile” che mira a sostituire il petrolio. Il dibattito sul bioetanolo continua, soprattuto nella provincia di Alessandria, recentemente individuata dalla Regione Piemonte come polo energetico per la ricerca e la produzione gas prodotto dalla raffinazione di vegetali. Tra gli investitori, ma anche tra i ricercatori, c’è chi mette in evidenze quanto di positivo significherebbe un passaggio all’etanolo e l’importanza di muoversi in tale direzione, soprattuto nella nostra area, particolarmente fertile, ma priva di quelle condizioni geografico-climatiche che permettano di puntare sullo sfruttamento di energia eolica o solare.   Nelle intenzioni c’è la produzione di una tonnellata di bio-carburante che permetterebbe all’Italia di rimanere in linea con le direttive europee, che puntano a promuoverne l’utilizzo nel settore dei trasporti, comprendo il 5.75 % del totale utilizzato (per l’Italia, 10 milioni di tonnellate), entro il 2010. Altro traguardo: la riduzione delle importazioni di “carburante ecologico”, rispondendo al 30% in più della domanda locale. Inoltre, si punta a ridurre i costi dell’energia e la dipendenza da petrolio, apparentemente senza sottrarre terreno all’agricoltura tradizionale, sfruttando gli 800 mila ettari in Italia che non sono ancora coltivati.  D’altra parte, i costi di questa operazione sono altrettanto ingenti, soprattuto in termini ambientali ed etici. L’investimento per costruire impianti per la produzione di bio-carburante è enorme. Non solo devono essere costruite nuove centrali, e nuovi terreni agricoli devono essere adibiti a questo tipo di colture. Ma il prezzo non è da pagare solamente in termini economici: solo nella nostra zona i detrattori dell’impresa hanno stimato la necessità annua di una quantità d’acqua pari a 580.000 tonnellate.   Sono numerosi coloro che si oppongono al bioetanolo e hanno organizzato proteste, raccolte di firme e cortei. No Bioetanolo come altri comitati e associazioni politiche ed ambientaliste (spesso di ispirazione di sinistra) si oppongono. Tra queste gli esponenti tortonesi di Rifondazione Comunista: “Si parla di costruire uno degli impianti più grandi d’Europa in un’area ecologicamente già molto provata, con livelli di inquinamento altissimi, con scarsità d’acqua e provato dalla quantità di traffico creato dalla presenza dell’Interporto. Inoltre, l’area occupata dall’impianto è in prossimità di un deposito di esplosivi”.  
    A questo grave impatto ambientale, inoltre, è necessario aggiungere i costi d’emissione di Co2 e d’energia generati nella produzione di fertilizzanti e pesticidi utilizzati per l’allevamento delle colture, l’uso delle attrezzature agricole, il processo di raffinazione dei prodotti agricoli e le infrastrutture per il trasporto e la distribuzione. Questi altri costi per la produzione d’energia ed emissioni di anidride carbonica potrebbero essere piuttosto consistenti, specialmente se i carburanti sono destinati all’esportazione, oppure, peggio ancora, se la materia prima (come il mais o la canna palustre, l’olio di semi o altro) è prodotta in un paese per essere lavorata in un altro continente.  
    Uno scenario possibile se si considera che attualmente l’Italia non è in grado di utilizzare tutti i suoi territori incolti. Ma il bioetanolo sfida anche l’etica di molti, che lo vedono come il prodotto di ciò che potrebbe potenzialmente essere cibo. Se da noi non corriamo ancora il rischio di rimanere a corto di alimenti, la diretta conseguenza è riscontrabile nell’innalzamento dei costi del mais, e di altri prodotti come il grano, più difficili da reperire e da coltivare: se la domanda per il terreno arabile cresce, ogni ettaro costa un po’ di più, e risultati sono visibili a tutti.
    Nella serata di lunedì il Comune di Tortona ha comunque  approvato la delibera per la variante dell’uso del terreno da agricolo a industriale, con il consenso della Regione che vede di buon grado la costruzione della prima raffineria di bioetanolo in provincia di Alessandria.
    Fonte: http://www.giornal.it