Solidarietà a metano in Ucraina: Sebes-Budapest (km 512)

11/01/2015 - guido.guerrini

    Una rapida colazione con un caffè di un distributore automatico e ci prepariamo a lasciare per sempre il periferico Hotel Comfort di Sebes e la sua lentissima e malfunzionante connessione internet. A suo favore, invece, i soli venti euro per il pernottamento in una camera nuovissima, la pulizia ed un parcheggio sicuro.
     
    Nella giornata di ieri avevamo fermato il nostro attraversamento della nazione rumena interrogandoci su quanti chilometri di autostrada avremmo percorso oggi. La risposta 60 che sommati ai 40 di ieri fanno un centinaio di chilometri nuovi rispetto a quelli che ricordavamo circa due anni fa. In tutta la tratta autostradale non esiste una sola area di servizio e coloro che vogliono rifornirsi di benzina o semplicemente nutrirsi devono uscire e tornare nella vecchia statale che pullula di economici motel, ristoranti e pompe di benzina.
     

    Continuando la marcia verso ovest la situazione sociale migliora e diventa raro incontrare veicoli a trazione animale. Anche i prezzi dei carburanti, uscendo dalla Transilvania ed entrando nella regione del Banato, crescono sensibilmente di circa 10 centesimi di euro rispetto al rilevamento di ieri.
     
    Le temperature di oggi non scendono mai sotto i 5 gradi e nel corso della giornata toccheranno il record positivo del viaggio andando in doppia cifra, portando a 30 gradi l’escursione termica nelle ultime 48 ore. Conseguentemente al relativo caldo che incontriamo è normale che la neve dei giorni precedenti si trasformi in pioggia accompagnandoci fino all’Ungheria. Dalla città di Arad al confine ricomincia anche l’autostrada.
     
    Non ci sono molte cose da raccontare in questa prima parte di trasferimento, però vogliamo segnalare la pista ciclabile che costeggia la tramvia alla periferia di Arad. In un paese dove mancano tante infrastrutture potrebbe sembrare una goccia d’acqua nell’oceano, ma è comunque un segnale. Almeno in questa periferia pedoni, ciclisti e naturalmente cani hanno maggiore probabilità di sopravvivenza.
     
    In questa parte di Romania vivono tantissime persone di etnia ungherese da quando l’ex Impero Austroungarico perse queste terre alla fine della Prima Guerra Mondiale. Da alcuni anni è risorto una specie di irredentismo magiaro per riunire sotto la stessa bandiera tutte le terre dove si parla la complessa lingua di Budapest. Anche in Transilvania e nel Banato sono numerosi i voti raccolti dai partiti che vorrebbero ricongiungersi con la più ricca Ungheria. Nell’Europa dei popoli, ancora non del tutto costruita, i nazionalismi fanno paura e anche la battaglia per il bilinguismo qui in Romania sembra un’impresa ardita.
     
    Al confine di Nadlac la fila dei camion supera i tre chilometri. Nonostante l’ingresso in Unione Europea della Romania, non è stata ancora perfezionata l’adesione al trattato di Schengen quindi rimane il controllo seppure unificato da parte delle due polizie. Per i normali automobilisti si tratta di una breve attesa per un rapido sguardo ai documenti d’identità, ma per i camionisti sembrerebbe che la sosta in frontiera possa durare giorni.
     
    Pagata la tassa stradale ungherese, con antipatica piccola truffa sul cambio di valuta, si prosegue verso il distributore di metano di Szeged. Da sempre avamposto dei viaggiatori a metano ed unico punto di rifornimento nel sud dell’Ungheria, la città che in italiano viene chiamata Seghedino è strategica visto che è a pochi chilometri sia dal confine rumeno che da quello serbo. I cartelli affissi sul distributore, dell’azienda francese Gdf Suez, chiariscono che il self service è bandito. Il prezzo è di circa 1,10 euro al kg e finalmente i capienti serbatoi del Peugeot Expert metanizzato Bigas-Cavagna possono tornare a riempirsi. Una nota curiosa è che gli erogatori italiani datati 2004 stanno per essere sostituiti da nuovi erogatori prodotti in Argentina. Oltre che numerosi automobilisti si riforniscono qui anche i bus ecologici della flotta urbana di Szeged.
     
    Una bellissima autostrada in soli 160 chilometri ci porta alla capitale ungherese. Negli ultimi venti anni i magiari hanno investito molto nelle autostrade che sono tutte mantenute in ottime condizioni. Facilitati da un territorio pianeggiante hanno migliorato le grandi strade a quattro corsie esistenti in epoca comunista e completato le infrastrutture che uniscono il paese sia da nord a sud che da est ad ovest. Le tante tasse di transito pagate in questi anni si sono trasformate in servizi, cosa che non è successa in altri dei paesi attraversati durante il nostro viaggio.
    I costi della benzina e del gasolio oscillano attorno a 1,20 euro mentre il gpl rilevato lungo l’autostrada è circa 90 centesimi di euro.
     
    Grazie al ritorno al fuso orario italiano guadagniamo un’ora e arriviamo a Budapest nel primo pomeriggio e prendiamo alloggio presso la piccola Garden House, abbastanza vicini al centro, baciati ancora dalla luce solare e con una temperatura record di 16 gradi alla quale non siamo più abituati. Passeggiata nel cuore della meravigliosa città divisa tra Buda e Pest proprio dal Danubio e cena a base di piatti tipici ungheresi prima di poter riposare in vista delle ultime due giornate di viaggio che saranno, chilometricamente parlando, abbastanza intense.
     
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