Test Drive: Seat Leon TGI Metano

18/02/2015 - stefano.panzeri

    Le elettriche possono attendere. Meglio puntare sulle auto a metano, più abbordabili per listino, con autonomia da viaggio e con costi di gestione e qualità ambientali non troppo difformi dalle vetture a batteria. Il tutto senza rinunciare a comfort e piacere di guida. A confermarlo è la Seat Leon 1.4 TGI, primo modello a metano del Gruppo Volkswagen realizzato sul pianale modulare MQB pensato per ospitare diverse tecnologie e condiviso con le Volkswagen Golf e Skoda Octavia a gas naturale. Una vettura che abbiamo provato nella variante a 5 porte con allestimento Style.
     


    Le linee della TGI sono quelle spigolose della terza serie Leon sbarcata sul mercato nel 2013 che conferiscono alla berlina spagnola una personalità decisa. Un look dinamico enfatizzato dal disegno dei gruppi ottici, dai “tagli” sulle fiancate e dal posteriore spiovente con lunotto piccolo, riuscito nell’estetica ma poco pratico in termini di visibilità posteriore tanto da rendere consigliabile l’acquisto dei sensori di prossimità. Un design ricercato che rende armonici gli ingombri (la Leon è lunga 426 cm, 182 e alta 146) conferendo una linea aerodinamica dal carattere atletico.


    L’impronta sportiva è ripresa all’interno con una posizione di guida più bassa rispetto alle rivali compatte e con sedili avvolgenti dal buon trattenimento laterale. A dare slancio a un design sobrio sono pure il volante multifunzione a tre razze rivestito in pelle e la consolle centrale rivolta verso il guidatore con al centro lo schermo da 5,8” del sistema di infotainment, optional al posto del display da 5” di serie. Un dispositivo che oltre ai dati di hi-fi, riporta le informazioni su parking assist, computer di bordo, telefono connesso via Bluetooth e altri eventuali dispositivi elettronici collegati tramite Usb, Aux e SD. Presente pure il navigatore satellitare comprensivo della rete di distributori, ma con quelli CNG non indicati graficamente, ma rintracciabili solo con selezione manuale.


    Lo spazio è adeguato per cinque persone, pur con il passeggero centrale posteriore sacrificato per la presenza del tunnel. A farsi apprezzare sono assemblaggi, finiture e materiali morbidi al tatto, nonché la presenza di comodi vani, come quello nascosto nel bracciolo o sotto le poltrone anteriori, con la defezione di quello sulle portiere incapace di ospitare la bottiglia da 1,5 litri. La disposizione dei comandi è intuitiva e ricalca l’impostazione delle vetture del Gruppo Volkswagen con i tasti dei fari posti sulla plancia a sinistra del volante e quelli del climatizzatore bi zona al centro della consolle. Razionale e di immediata lettura è il cruscotto dallo stile classico con due grandi quadranti circolari e un display centrale.


    Nell’abitacolo a rilevare l’anima bi fuel sono pochi elementi. Tra questi non c’è il commutatore del gas, assente essendo la TGI progettata con lo spirito delle monovalenti pur avendo un serbatoio della benzina di 50 litri utilizzato soltanto all’accensione o quando il metano è esaurito. I segnali “gasati” sono nel cruscotto, dove sono presenti due spie luminose specifiche (verde quando si viaggia a CNG, rossa quando il metano si è in riserva) e il doppio indicatore del livello del carburante all’interno di contagiri (metano) e tachimetro (benzina). Altri dettagli dell’alimentazione a metano sono rilevati dal computer di bordo tramite lo schermo da 3,5” al centro del cruscotto che riporta numerose informazioni, come il consumo medio e istantaneo con i due carburanti, l’autonomia residua a benzina, metano e totale o gli Eco Consigli per ridurre i consumi. Dati completati da quelli riportati nel display della consolle inerenti a velocità e consumo medio e distanza percorsa dall’accensione, dal rifornimento o dall’ultimo azzeramento dei valori.


    Se a vista la TGI appare identica alle sorelle con carburanti tradizionali, sotto la carrozzeria a cambiare sono diversi elementi. Oltre alla consueta presa di carico del gas all’interno dello sportellino del carburante, gli ingegneri Seat sono dovuti intervenire sul retrotreno modificando componenti e disposizione per fare spazio ai serbatoi da 15 kg del metano. Bombole inserite sotto il bagagliaio che alzano di 10 cm il piano di carico e, di conseguenza, ne riducono la capacità da 380 a 275 litri. Un calo che non influenza la qualità del vano in termini di accessibilità, cura delle finiture e dotazione che, tra l’altro, include ganci laterali, kit di riparazione degli pneumatici e altri utili accessori. A cambiare sono pure sospensione e assetto, modificati per supportare i 135 kg supplementari che gravano sull’asse posteriore a causa dell’impianto a gas.


    Il motore non è inedito, ma profondamente rivisto per ottimizzarlo all’alimentazione a metano. Si tratta del collaudato 1.4 TSI Turbo a iniezione diretta di benzina nella variante da 122 CV già in uso sulla Golf. Oltre che su testata, valvole e relative sedi, gli ingegneri sono intervenuti su impianto di raffreddamento ed erogazione del carburante, catalizzatore e sovralimentazione del turbo. L’esito è una riduzione della potenza a 110 CV e il mantenimento della coppia massima a 200 Nm tra i 1.500 e i 4.000 giri/minuto. Una configurazione che, più che le prestazioni (194 km/h di velocità massima e 10,9” per accelerare da 0 a 100 km/h), esaltano la fluidità di marcia, merito pure all’abbinamento al cambio a 6 velocità con rapporti lunghi (a 130 km/h in VI si viaggia a meno di 3.000 giri consumando circa 3,6 kg di gas)


    Su strada la Leon TGI si fa guidare con dolcezza grazie alla possibilità di sfruttare le marce fin dai bassi regimi e alla buona elasticità del motore. A contribuire al comfort è l’efficace assorbimento delle asperità stradali da parte degli ammortizzatori e l’ottima insonorizzazione che fa sentire il suono del motore solo quando il contagiri supera i 4.000 giri, cioè nella guida sportiva. Andatura nel quale la compatta Seat conferma le elevate doti dinamiche conferite dallo sterzo preciso e diretto e da un assetto neutro che assicurano elevata agilità e maneggevolezza e adeguata stabilità e tenuta di strada. A rendere la guida piacevole contribuiscono il cambio, ben manovrabile e con innesti precisi, e la sensazione di sicurezza data dall’impianto frenante a dischi ben dimensionato e resistente allo sforzo e dalla presenza di diversi dispositivi elettronici, quali il sistema di frenata anticollisione multipla (MKB) e quelli per il controllo di stabilità (ESP), trazione (ASR). Notevole anche la dotazione per la sicurezza passiva, tra i quali 7 airbag, che hanno contribuito a superare i crash test EuroNcap con il massimo dei voti, 5 stelle con punte del 94% per la protezione dei passeggeri e del 92% per i bambini trasportati su seggiolini Isofix.


    Se la Leon è divertente da guidare, le sue doti migliori riguardano ambiente e consumi. Le emissioni di CO2 omologate si fermano a 94 grammi/km (124 a benzina), valore simile a quello di una city car come la Fiat 500, mentre il rilascio di inquinanti è ridotto al minimo grazie alle qualità ecologiche del metano e della stessa Leon, la cui gamma è tutta Euro 6. Quanto alla “sete” di carburante la TGI “beve” ufficialmente 4,5 kg/100 km di metano in città, 2,9 nell’extraurbano e 3,5 nel ciclo combinato, dato che garantirebbe un’autonomia teorica a gas di oltre 400 km che si aggiungono ai 900 km consentiti dai 50 litri di benzina. Nella nostra prova la compatta Seat ha consumato in media 3,8 kg/100 km (per un’autonomia che sfiora i 400 km) con parziali di 3,7 in autostrada e di 4,7 in città, dove il sistema Start/Stop abbinato al sistema di recupero di energia contribuisce nel limitare la sete della Leon. Adottando uno stile parsimonioso su statali libere da traffico è possibile ottenere risultati migliori come il 3,0 kg/100 km registrato su alcuni tratti.


    In termini economici i consumi della TGI si traducono in una spesa* chilometrica di 0,037 euro. Un dato ottimo per una compatta che consente di ottenere sensibili risparmi dal distributore rispetto alle sorelle alimentate con carburanti tradizionali. La versione a benzina 1.2 TSI da 110 CV con cambio DSG a 7 velocità, infatti, consuma ufficialmente 4,8 l/100 km (corrispondente a 112 g/km di CO2) equivalente a un esborso di 0,073 euro/km. Una differenza di 0,036 euro/km che permette di recuperare i 730 euro di listino in più della TGI Style (23.010 euro contro 22.280) in poco più di 20.000 km. Percorrenza che sale fino a sfiorare i 30.000 km considerando la più economica (20.700 euro) versione del 1.2 TSI con cambio tradizionale accreditata di 5,2 l/100 km e, quindi, con un costo di 0,080 euro/km. Stesso risultato si ha nei confronti della variante diesel, la 1.6 TDI CR da 105 CV (22.440 euro, -570 euro) accreditata di 3,8 l/100 km (99 g/km di CO2) e di 0,055 euro di costo chilometrico. Da sottolineare che il raffronto è fatto considerando per le versioni tradizionali i consumi d’omologazione, notoriamente poco realistici, e che nel periodo valutato i prezzi di benzina e gasolio sono particolarmente bassi.

    La Seat Leon 1.4 TGI è il listino nelle versioni Reference (21.210 euro), Style (23.010), nonché nelle tre varianti Business (da 24.210 a 24.710 euro), con la prima che ha una dotazione essenziale, ma esaustiva e comprensiva di climatizzatore manuale. Con la Style si aggiungono diversi dispositivi, come sedile guida con regolazione lombare, climatizzatore automatico bizona, cruise control, radio di livello superiore con comandi al volante, bracciolo anteriore, alzacristalli elettrici posteriori, specchietti esterni riscaldabili, fendinebbia con funzione cornering e cerchi in lega.



    * i dati dei consumi sono calcolati con il metano a 0,99 euro/kg, la benzina a 1,53 euro/l e il gasolio a 1,44 euro/l