Idrogeno dall’acqua mediante il ciclo termochimico alimentato dal solare

21/12/2008 - Nicola Ventura

    LIVORNO. Idrogeno dall’acqua mediante il ciclo termochimico zolfo-iodio alimentato da energia solare. E’ stato sperimentato con successo nei laboratori dell’Unità di Ricerca e Sviluppo del Progetto Solare Termodinamico della Casaccia. Lo studio ha consentito di individuare due possibili applicazioni con ricadute significative sul sistema industriale: nella prima l’idrogeno viene prodotto utilizzando in parte una fonte solare e in parte una fonte fossile, con un risparmio di quest’ultima compreso tra il 30% e il 70%. La seconda applicazione riguarda lo sviluppo di un processo di desolforazione, messo a punto modificando il ciclo zolfo-iodio, in grado di produrre idrogeno e acido solforico concentrato. In questo caso il progetto può essere applicato sia alla desolforazione di gas naturale e di prodotti petroliferi, sia ai fumi di combustione di centrali termoelettriche. L’attività di sperimentazione è coperta da quattro brevetti ed è stata oggetto di articoli pubblicati su prestigiose riviste italiane e straniere. Il progetto è stato realizzato da Vincenzo Barbarossa, Giampaolo Caputo, Antonio Ceroli, Maurizio Diamanti, Paolo Favuzza, Claudio Felici, Alberto Giaconia, Roberto Grena, Michela Lanchi, Raffaele Liberatore, Pierpaolo Prosini, Alfonso Pozio, Giovanni Salvatore Sau, Annarita Spadoni, Pietro Tarquini e Silvano Tosti. E si tratta di uno dei 12 premiarti alla prima edizione di “E2 – Eccellenze Enea”.

    Luigi Paganetto, presidente Enea, introducendo la cerimonia di premiazione ha detto che questa «iniziativa ha l´obiettivo di premiare i migliori risultati di ricerca conseguiti nell´ultimo anno presso i laboratori dei diversi Centri di Ricerca dell´Ente sul territorio nazionale».

    «Su un totale di più di 100 candidature presentate – ha aggiunto – sono stati premiati 12 progetti di ricerca, che si sono distinti per i risultati conseguiti in termini di riconoscimenti internazionali, brevetti, articoli su pubblicazioni prestigiose ad alto ´Impact Factor´, applicabilità industriale e caratteristiche di innovazione tecnologica, nuove conoscenze scientifiche e miglioramento della qualità della vita».

    I progetti di ricerca premiati confermano il grande patrimonio di competenze presenti nell´Ente. «Hanno fatto parte dei team di ricerca – ha concluso Paganetto – giovani laureati, borsisti, stagisti e assegnisti di ricerca per fornire loro l´occasione per una formazione ´on the job´ ai massimi livelli scientifici. A tale scopo, l´Enea sostiene la nascita di spin-off da progetti di ricerca con la finalità di favorire la diffusione di tecnologie innovative sul mercato e l´inserimento di giovani ricercatori in imprese ad alto contenuto tecnologico».

    Da segnalare la menzione speciale per la ricerca in campo ambientale per il progetto Nasus 1 (realizzato da Marco Alvisi, Patrizia Aversa, Gennaro Cassano, Mimmo Dimaio, Rocco Pentassuglia, Michele Penza, Valerio Pfister, Riccardo Rossi, Emanuele Serra, Maria Assunta Signore, Domenico Suriano), una stazione sperimentale autonoma per il monitoraggio dell’aria con sensori miniaturizzati a nanotubi di carbonio, che è stata realizzata presso i laboratori per i Materiali Compositi e Nanostrutturati di Brindisi. Si tratta di un prototipo in grado di operare in maniera autonoma e programmata per la misurazione di inquinanti atmosferici dispersi in aria, costituito da una matrice di multisensori miniaturizzati a stato solido, basati su tecnologie di film sottili che impiegano nanotubi di carbonio che consentono di aumentare la capacità di rilevazione di un dato inquinante anche a concentrazioni bassissime in tracce, dell’ordine di qualche decina di parti per miliardo. La stazione ha funzionalità avanzate di acquisizione dati, trasmissione wireless GPRS, controllo remoto, algoritmi di reti neurali e pattern recognition, operazioni intelligenti basate su microcontrollore. “Nasus 1” è stata realizzata interamente all’interno dell’Enea, dalla progettazione alla messa in opera, fino alle prove di qualificazione, con il contributo di competenze multidisciplinari. L’innovazione è coperta da brevetto nazionale e nel corso dell’ultimo anno è stata oggetto di 9 pubblicazioni su riviste ad elevato Impact Factor.

    Piuttosto interessante anche per la ricerca nel campo dei materiali ceramici ad alto valore aggiunto a partire da rifiuti (menzione speciale) realizzata presso i laboratori per lo Sviluppo di Tecnologie e Processi di Recupero e Riuso della Trisaia, nell’ambito delle attività di ricerca sul recupero e la valorizzazione di materia dai rifiuti. Il gruppo (Giovanni Bezzi, Giovanni Casciaro, Stefania Casu, Giacinto Cornacchia, Sergio Galvagno, Maria Martino, Sabrina Portofino, Antonio Russo) ha messo a punto una metodologia basata sui processi termici e di pirolisi in grado di sfruttare il residuo solido come fonte di carbonio per la sintesi di materiali ceramici ad alto valore aggiunto, ed in particolare il carburo di silicio. Il gruppo di ricercatori dell’Enea ha condotto studi anche su una gamma più ampia di materiali, tra cui pneumatici, biomasse di scarto e CDR (combustibile derivato dai rifiuti). Un Progetto Europeo permetterà di realizzare un impianto dimostrativo dedicato alla sperimentazione e all’industrializzazione di questo processo. La metodologia è coperta da brevetto nazionale e lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Journal of Material Science”.

    Fonte: http://www.greenreport.it