Milano: metano dai rifiuti? Forse tra un anno

11/12/2008 - Nicola Ventura

    MILANO – Una lisca di pesce che si trasforma in una pianta. In attesa di diventare metano e poi riscaldamento. Il logo è già pronto, la campagna informativa partirà ai primi di gennaio. Si torna al sacchetto grigio, alla raccolta differenziata dell’umido. Cibo, essenzialmente. Ma anche il fogliame del giardino o il terriccio dei vasi. Si parte in forma sperimentale. Tre zone della città coinvolte (Accursio, San Siro, Bovisa) e 45mila persone che da marzo saranno alle prese con nuovi sacchetti e nuovi bidoni della spazzatura. «Lanceremo prima una massiccia campagna informativa. L’esperimento riesce se i cittadini sanno con precisione cosa va raccolto e cosa no», spiega l’assessore al Decoro Urbano Maurizio Cadeo. L’idea però è quella di far presto. Nel senso che, tempo sei mesi — è un test, in fondo —, la novità dovrà allargarsi a tutta la città. Fine 2009, inizio 2010.

    Centocinquantamila tonnellate di organico da raccogliere e da smaltire. In contemporanea, la realizzazione di un nuovo impianto di «digestione anaerobica», sul modello di diverse metropoli europee che in fatto di verde e ambiente qualche punto ce lo danno. Monaco di Baviera o Bruxelles, tanto per dire. Anche se qualcosa di simile si vede già in alcuni centri medio-piccoli del Nord-Est. Perché la seconda parte della rivoluzione prevede che dal rifiuto organico nasca energia. Bio-masse, bio-gas, metano. Il progetto, già pronto nei cassetti di Amsa, racconta di un impianto (si farà comunque fuori dalla città) capace di produrre sedici milioni di kilowattora annui. Traduce l’assessore Cadeo: «Energia per 10mila famiglie». Un’accelerazione voluta dal sindaco Moratti, raccontano a Palazzo Marino. Dice Aldo Ugliano, consigliere Pd: «Il ritorno alla raccolta dell’umido dimostra che gli ambientalisti avevano ragione. Bene quindi ha fatto la Moratti ad imporre su questo tema la sua volontà che non tutti in Comune e in Amsa condividevano. Però ora deve dimostrare coerenza e bloccare l’ipotesi di realizzazione del termovalorizzatore all’interno del Parco Sud». «L’impianto di digestione anaerobica vale, tanto per dire, un paio di rigassificatori», calcola Andrea Poggio di Legambiente. Di più: «Se tutti i rifiuti organici fossero trattati attraverso questo tipo d’impianti si potrebbe rinunciare al 10% delle nostre importazioni di metano».

    La raccolta dell’umido a Milano è in realtà un déjà vu, un ritorno all’antico. Alla metà degli anni ’90, per l’esattezza. La novità allora fu bocciata senza pietà. Il compost era inutilizzabile e le puzze di Muggiano, dove stava l’impianto, insopportabili. Assicurano tutti che la digestione anaerobica sia inodore. «Si è perso troppo tempo, c’è da colmare ora il gap che ci separa dalle altre città europee», dice Ugliano. Sullo sfondo rimane il tormentone del nuovo inceneritore. Fabrizio De Pasquale (Forza Italia) è presidente della Commissione Ambiente di Palazzo Marino: «Va bene la raccolta dell’umido e va bene il nuovo, futuro impianto. Ma non si pensi così di eludere la questione del nuovo termovalorizzatore. Che per forza di cose si dovrà fare». Replica Ugliano: «In realtà l’aumento dei rifiuti sarà, dopo la raccolta dell’umido, di molto inferiore rispetto alle previsioni. Basterebbe potenziare gli inceneritori già esistenti». Nel frattempo si riparte dai sacchetti grigi.

    Fonte: http://www.corriere.it