Distillazione gassificata: dal legno un gas per le autovetture

02/06/2008 - e2net

    Mercoledì 21 maggio, presso il Polo Club di Nichelino (TO), si è svolta la presentazione di un innovativo processo di “distillazione gassificata” e del relativo apparecchio che la effettua, il “mod. PIROGAS600 EVO207”.
    Usando le parole dell’organizzatore, l’Ing. Giorgio Corlando, questo processo “consente di produrre, a partire da fonti rinnovabili quali legno e biomasse agricole di scarto, un gas combustibile direttamente utilizzabile nelle turbine e nei motori a scoppio alimentati a metano o biogas, già oggi ampiamente utilizzati”.

    Ma c‘è di più: il sistema è completamente autonomo dal punto di vista energetico e il gas prodotto è sfruttabile come vettore energetico nei cogeneratori, anche di grande potenza, per la produzione di energia termica ed elettrica.
    Se quanto abbiamo detto spiega perché i presenti erano a dir poco incuriositi, dobbiamo ancora argomentare perché la presentazione è avvenuta proprio in circolo di “polo” nelle campagne a sud-est di Torino.

    Il motivo sta nel fatto che qualche anno fa, nel ristorante del circolo, era partita la scommessa (avente per posta una cena, giudicata poi “luculliana” da chi la vinse) sulla possibilità dell’utilizzo di idrogeno in un motore a scoppio.
    Lo scommettitore “vincente” è risultato lo stesso ingegnere che oggi, in compagnia dei responsabili del Politecnico di Torino (i professori Giorgio Rovero e Giorgio Scavino) e dell‘équipe di ricercatori (anch’essi del Politecnico, ing. Carlo Beltramo – project leader – e ing. Marco Ceresa, Fabiano Scalora e Marco Gianesella), ha presentato la “distillazione gassificata”, alla presenza anche dell’Assessore all’Energia della Regione Piemonte, Dott. Bairati.

    L’utilizzo di idrogeno in un motore a scoppio (generatore monocilindrico), benché con rendimenti inferiori a quelli della benzina, è risultato possibile senza particolari difficoltà ma il problema si è subito palesato essere un altro: il problema non è “andare a idrogeno” ma “avere l’idrogeno”, ossia un qualunque combustibile necessario.
    La riflessione dell’Ing. Corlando è quindi proseguita sulle possibilità di ottenere, utilizzando fonti rinnovabili, un combustibile in grado di dare performances adeguate all’utilizzo sui motori attualmente disponibili sul mercato.

    L’idea di base è stata quella di modificare i già noti sistemi di pirolisi, dai quali si ottengono normalmente dei gas dal basso potere calorifico, e la via seguita è stata quella di abbinare alla pirolisi un sistema di degradazione delle biomasse in assenza di ossigeno.
    Pirolisi e gassificazione integrate, il tutto in assenza di ossigeno, in modo da ottenere un gas con bassissima (quasi nulla) presenza di azoto e quindi con maggiore potere di combustione e minore necessità di aria nell’utilizzo di in motori a combustione interna
    Ma non ci si è limitati all’idea: l’Ing. Corlando, con lo spirito imprenditoriale tipico di un esponente della cultura dell’impegno diretto e “del fare”, si è prima rivolto al Politecnico di Torino per avere la necessaria collaborazione scientifica e poi, soprattutto, ha finanziato oltre quattro anni di ricerche e di sperimentazione dell’equipe di ricercatori capitanati dall’Ing. Beltramo.

    Dopo varie prove di costruzioni di “reattori”, con l’ultimo prototipo nel luglio del 2007 si sono fatte le analisi del gas prodotti. Le prove sono state fatte utilizzando un motore modello Fire 1.200 Fiat normalmente alimentato a metano, e ne è risultato che il gas ottenuto ha un rendimento pari al 99% del metano stesso, senza necessità di modifiche ai motori utilizzati (e soprattutto dal ben diverso impatto sulla “bolletta energetica” del paese).

    Le analisi sono state effettuate dai laboratori SIAD di Bergamo ed i risultati sono quelli della seguente tabella:

    Gas composizione %

    Metano 32,60%
    Idrogeno 27,90%
    Ossido di carbonio 8,90%
    Anidride carbonica 27,30%
    Etano 1,60%
    Acetilene 0,40%
    Propano 0,40%
    Azoto 0,80%
    Ossigeno tracce

    Totale 99,90%

    Come già accennato, il sistema è completamente autonomo dal punto di vista energetico: il calore necessario alle reazioni endotermiche per la produzione del gas combustibile viene fornito da un sistema di combustione appositamente studiato che si alimenta con i residui solidi, ricchi di carbonio, della reazione gasogena. Pertanto non si ha produzione di rifiuti solidi da smaltire. Tutto il processo avviene a pressione atmosferica e dunque senza particolari sollecitazioni per la componentistica.
    Il sistema, già lungamente testato, ha fornito rendimenti comparabili a quelli del metano nella applicazione su motori a combustione interna. Infatti, grazie alla composizione riportata in tabella, è possibile utilizzare miscele aria/combustibile molto più ricche favorendo le performance del motore.
    In buona sostanza, da 1 Kg di biomassa il sistema è in grado di produrre 1 Mc di gas combustibile.

    Per quanto ad oggi si sia arrivati solo alla realizzazione di un primo prototipo e quindi il sistema sia ancora da ingegnerizzare e quindi produrre eventualmente in serie (sono comunque già presenti i progetti per varie “taglie” di impianto), le possibilità di utilizzo del sistema sono svariate, per non dire infinite: basti pensare a tutte le applicazioni già oggi presenti per la produzione di calore e di energia elettrica (importante anche l’abbinamento ai c.d. “certificati verdi”).

    Ma le perplessità iniziali dei presenti si sono trasformate in entusiasmo di fronte ad un’altra possibilità, anche se ancora da testare adeguatamente: attualmente nel sistema si processano biomasse “ tradizionali” (cippato, ecc.), ma dal punto di vista teorico sono processabili anche tutti “i residui di problematico smaltimento come pollina, sansa, residui lavorazione delle uve, delle arance e dei pomodori. Infatti le reazioni avvengono senza apporto di ossigeno e dunque si azzera la produzione degli inquinanti tipici delle combustioni”.

    E questo vuol dire che, se correttamente raccolta e opportunamente trattata (ad esempio come “forma” e come livello di umidità). è utilizzabile anche la frazione organica derivante da una “sana” e ben gestita raccolta differenziata dai rifiuti solidi urbani.
    E in questo “problematico” (per non dire altro) periodo storico, è un’occasione da non perdere.

    Nei prossimi periodi si svolgeranno i test definitivi sia per questo aspetto che per tutte le altre problematiche derivanti da un lavoro “in continuo” (che si immaginano essere più che altro di ordine meccanico) e speriamo di poter dare presto conto dei nuovi aggiornamenti.

    Fonte: http://www.rinnovabili.it