Batterie agli ioni di litio: ci sono ancora nodi da sciogliere

30/10/2008 - Nicola Ventura

    “Le batterie agli ioni di litio contenute negli auricolari Jabra GN9120 in distribuzione da gennaio 2005 a settembre 2008 si possono surriscaldare comportando un rischio d’incendio. È necessario interrompere immediatamente l’utilizzo dell’auricolare”. L’avviso pubblicato il 20 ottobre sul quotidiano “La Repubblica” non usa troppi giri di parole ed è solo uno dei tanti casi di malfunzionamento delle batterie al litio, che negli ultimi anni hanno riguardato notebook, cellulari e altri dispositivi elettronici.

    Problemi che potrebbero riproporsi sulle vetture elettriche, ormai prossime al lancio sul mercato. Chissà che effetto farebbe a un’automobilista che ha acquistato un’auto elettrica leggere: “Attenzione le pile in dotazione possono comportare un rischio d’incendio. È necessario non avviare la vettura”. Senza creare inutili allarmismi (i richiami di componenti difettosi sono molto frequenti) bisogna dire, però, che tutti i guai degli accumulatori dei gadget elettronici dovrebbero almeno farci riflettere: che cosa succederebbe se andasse a fuoco una batteria da 500 kg rispetto a quella da 30 grammi del cellulare?

    Le auto elettriche, che arriveranno tra qualche anno, dovranno passare i severi crash test e le procedure d’omologazione e ciò dovrebbe far stare tranquilli i consumatori. Anche questo aspetto fa capire perché non sia facile realizzare un’auto elettrica per il largo pubblico e sia tecnologicamente impegnativo passare da una produzione artigianale alla grande serie: i problemi legati all’affidabilità, alla sicurezza, alla riparabilità possono essere affrontati e gestiti in modo adeguato soltanto da aziende con una solida base tecnologica.

    Le difficoltà che ha dovuto affrontare la Tesla, testimoniate da vari ritardi nella produzione e dalle numerose revisioni ed evoluzioni del progetto, rendono evidente che non è così facile partire da zero per realizzare una vettura elettrica. Sia pure se è costosa e prodotta in pochi esemplari. Così la batteria “fai da te” (migliaia di normali pile stilo al litio ricaricabili, collegate tra loro in modo da poter alimentare un potente motore) scelta dalla Tesla non è adatta per la produzione di una vettura di larga diffusione e nessun grande costruttore opterebbe per questa soluzione, anche per questioni di durata, peso e affidabilità. Sono proprio queste pile, nate per l’elettronica di consumo, quelle che hanno fatto incendiare laptop, cellulari o auricolari. Per l’automobile saranno quindi sviluppate batterie specifiche, più sicure che dureranno almeno 8-10 anni e che sfrutteranno meglio lo spazio a bordo.

    I nodi da sciogliere, legati all’alimentazione elettrica pura, non sono pochi: per eliminare il motore termico senza compromettere autonomia e prestazioni queste vetture hanno bisogno di grandi pacchi di batterie, pesanti e ingombranti. Per trasformare la Mini in elettrica, per esempio, sono stati eliminati i sedili posteriori per far posto ai 5088 elementi agli ioni di litio, che fanno aumentare di 400 kg circa il peso dell’utilitaria portandolo a 1465 kg. Le batterie della Pinfarina B0, che sviluppano 45 kW, segnano sulla bilancia 330 kg, mentre la Citroën C4 WRC hybrid, un prototipo da rally, è composto da ben 990 celle agli ioni di litio.

    E poi c’è il capitolo costi: nessun costruttore sembra sbilanciarsi sui listini, ma si capisce che i prezzi in alcuni casi potrebbero addirittura raddoppiare rispetto a quelli dei modelli tradizionali. Tra gli studi e le previsioni sullo sviluppo delle auto elettriche, uno piuttosto inquietante è stato elaborato dall’Agenzia internazionale dell’energia (nell’ambito di un documento sulle prospettive energetiche e tecnologiche da oggi al 2050 consegnato ai leader del G8).

    Secondo lo scenario denominato Bluemap – che prospetta una massiccia sostituzione dei combustibili fossili nel settore dei trasporti – le ipotesi più ottimistiche prevedono che nel 2050 i veicoli elettrici e quelli a celle a combustibile di classe media avranno un costo di circa 6500 dollari (al cambio attuale, 5000 euro) superiore a quello dei mezzi convenzionali. In questo quadro l’Agenzia internazionale dell’energia ipotizza investimenti per 33 mila miliardi di dollari per eliminare le emissioni di CO2 dall’intero settore trasporti e un miliardo di veicoli a pile e a fuel cell già circolanti nel 2050.

    Fonte: http://www.quattroruote.it