Auto elettriche, c’è abbastanza litio?

19/02/2009 - Nicola Ventura

    Il futuro dell’auto elettrica è minacciato dalla carenza di litio? Il minerale, usato soprattutto per produrre ceramica e vetro, negli ultimi anni è sempre più richiesto per la produzione di batterie efficienti.

    Circa il 14% della produzione mondiale al momento finisce negli accumulatori di computer portatili, cellulari, gps e altre apparecchiature. Sul litio si punta anche per le batterie che permetteranno alle auto elettriche autonomie sempre maggiori: Tesla e General Motors, ad esempio, hanno scelto batterie a base di questo elemento per le loro auto, la versione elettrica della Smart come quella della Mini lo stesso e anche per la Prius, le cui batterie sono per ora al nichel, è in programma il passaggio al litio nel 2010.

    La domanda, dunque, aumenterà assieme al numero di veicoli a basse emissioni. Dai dati presentati alla Conferenza internazionale sul mercato del litio, tenutasi a Santiago del Cile a fine gennaio, nel 2020 ci saranno verosimilmente 2,7 milioni di veicoli con questo tipo di batterie e l’industria degli accumulatori assorbirà più del 90% del litio venduto. Ce ne sarà abbastanza? La questione è stata sollevata da tempo. L’estate scorsa in un articolo della BBC sull’argomento, Mitsubishi, che pure guarda con interesse a questo minerale per le batterie delle sue future auto elettriche, stimava che la domanda avrebbe superato l’offerta entro il 2015.

    Molti servizi sul problema ponevano molta enfasi sul fatto che oltre la metà delle riserve mondiali di litio si troverebbero in Bolivia, paese considerato delicato per le intenzioni del governo di nazionalizzare anche il litio come già fatto per il gas naturale e il petrolio. In realtà, come si legge tra le righe di un servizio del Times, la questione politica non sarebbe insuperabile. Le intenzioni del governo di Evo Morales, infatti, non sono certo quelle di lasciare il litio a riposare nel lago salato del Salar de Uyuni, dove c’è l’enorme riserva ancora da sfruttare, quanto piuttosto di cercare di trattenere il più possibile il guadagno nel paese, cercando di creare una filiera in grado di ottenere il carbonato dal litio e possibilmente anche le batterie, contando anche sulla collaborazione dei grandi del litio, pur senza cedere il controllo della risorsa.

    Quello che è chiaro è che il prezzo salirà, ma sulla ristrettezza delle riserve ci sono opinioni discordanti. Mentre report ripresi dai media come “The trouble with lithium” pubblicato nel 2007 da William Tahil, lanciavano l’allarme, uno studio fatto uscire quest’estate dall’analista del settore Keith Evans, “An abundance of lithium” , smentisce chiaramente questa visione. Per Evans le risorse di litio attuali non sono 10 milioni di tonnellate, come dicono i dati ufficiali del governo degli Stati Uniti, raccolti nel 1976, bensì 28 milioni, di cui 14 utilizzabili. Inoltre fa notare Evans, il prezzo del litio influisce sul costo della batteria per circa il 3-5% per cui un eventuale aumento di prezzo sarebbe facilmente assorbibile.

    Più articolata l’analisi di un’altra azienda di consulenza specializzata, quella presentata alla conferenza sul mercato del litio da TRU Group: i problemi di disponibilità non ci sarebbero, almeno per il breve periodo, anzi, il rallentamento economico farà sì che al 2013 ci sia un eccesso di produzione. Il collo di bottiglia potrebbe però arrivare nel 2017-2018 anche a causa dei molti progetti nel settore che la crisi del credito sta oggi bloccando.

    Per Lux Research, invece, proprio i problemi di disponibilità di litio sarebbero l’ostacolo maggiore per i nuovi veicoli. Come spiega in un report, infatti, tutti i produttori si stanno buttando su batterie di questo tipo e il litio che si può usare per questo scopo è solo una parte di quello disponibile a livello mondiale (quello che si trova in distese salate come quelle boliviane).
    Nello scenario più probabile, al 2012, per le batterie servirà una quantità di litio in più pari al 6,5% di quello che si produce ogni anno, abbastanza da fare aumentare significativamente i prezzi, ma nello scenario più spinto la domanda crescerebbe del 42%: tanto da non poter essere soddisfatta, a meno che nei prossimi 3 anni ci siano esplorazioni minerarie mai viste prima, e con un aumento dei prezzi tale da mettere in dubbio la convenienza di batterie di questo tipo oltre che ai danni ambientali conseguenti.
    Fonte: http://qualenergia.it